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Diocleziano fu in riputazione di grande amministratore. Egli diede all’Impero Romano, da lui diviso in quattro parti, un assetto amministrativo che somiglia per le forme alle monarchie le più fortemente accentrate dei giorni nostri. Introdusse l’adorazione della Maestà, la camuffò all’orientale; e dopo aver celebrato l’ultimo dei trionfi romani in Campidoglio, scese dal trono, e commise impassibilmente lo Stato all’ultimo stadio della sua decadenza.

Un giorno che, repulsi i barbari su tutto il confine, e assodate le relazioni esteriori, l’Augusto, co’ suoi socj d’impero, potea volger l’animo tutto intero alla interna felicità dei suoi popoli, la sua attenzione fu chiamata a sè da un disordine che affliggeva tutte le provincie, e sembrava roderne fin nel midollo la vitale economia.

Mentre l’azienda pubblica parea docilmente comporsi a suon di legge, i prezzi delle cose correvano più che mai sregolati ed indocili, senza una moderazione che fosse lor posta, e il mercato era alla discrezione non soltanto delle stagioni (che passi ancora!), ma della cupidigia altresì, cupidigia insaziabile e senza misericordia di mercatanti ed incettatori. Nulla faceavi l’affluenza di alcune annate, o quella abituale di qualche fortunata provincia; a quando a quando, a certi ritorni sopratutto, l’ingordigia e la cupidità riesci-