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20 | azza. |
sp. estuche estui, port. estojo guaina, ripostiglio. Base: ger. * stûkio, donde aat. stûchâ, mat. stûche manico, manicotto pendente dai vestiti delle donne, oggetto in cui si ripone qualche cosa, donde tm. Stauche pennecchio di lino. Altre formo ger. ags. stocu, anrd. stúka. Aat. stuko stukio risale a rad. preg. stug ricorrente in anrd. stukan, ol. stuiken spingere, mandare fuori. A questa etim. proposta già dal Frisch ed ormai accettata universalmente, il Langensiepen contrappose quella da l. studium che per le altre lingue sarebbe sufficientemente spiegabile dal lato della forma; per l’it. invece sarebbe assurda. Ma per tutte poi è inammissibile sotto il rapporto logico, giacchè al ceppo rom. in quistione pare sin da principio fosse essenzialmente annessa l’idea di “recipiente sigillato”. Notevole poichè le altre lingue neol. abbiano tratto dal ger. anche dei vb., il che non è accaduto in it., il quale forse trasse in epoca relativamente tarda il nome astuccio dal fr. e dallo sp., modellandolo sulla parola asta da cui forse lo si credette derivato.
Azza accia, sorta d’arme in asta con ferro in cima e a traverso (Ariosto, Berni). Rispondono: sp. hacha port. facha acha, prov. apcha per acha, fr. hache con h aspir. Il Diez trae tutte le forme rom. dalla fr. e a questa dà per base un ger. * hakka che produsse tm. ol. hacke ascia, zappa, marra, e che avea già dato vb. aat. haccon, ags. haccan, ing. hack afris. hakia fendere, spaccare, vb. riprodotti nel pic. hequer tagliar legna. Però il Fôrster Zeitsc III, 264 mette a fondamento del gruppo rom. un ger. * hapia sviluppatosi in aat. happâ, tm. happe heppe hippe falce, falcetta. In appoggio dell’ipotesi del Diez che fa della forma fr. la madre di tutte le altre rom. può allegarsi il fatto che afr. hache compare sin dal sec. 12º; laddove bl. aza azza in Italia s’incontra solo nei secoli 14º e 13º negli Stat. Veron., Mantovan., Castri Redald., Ius Vicent., e it. azza accia ricorre scritto solo nel sec. 16º. Der.: accetta.