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sala. | 415 |
già viste troviamo: as. settean settjen, aat. sacen setzan sezzan sezzen, mat. setzen sezzen; ags. settan, ing. to set, ol. zetten, anrd. setja tutti d’ug. sig. fondamentale “porre collocare”. Questo vb. è causativo di got. sitan sedere; quindi varrebbe propriamente “fare sedere”. Got. sitan poi, [a cui si rannodano ags. sittan, ing. to sit, ol. zitten, as. sittian, aat. sizzen da * sizzean sittian mat. tm. sitzen] = sedere, da rad. ger. set risultante da idg. sed. A questa rispondono nel campo indeu. sans. sad, gr. ἕζομαι [per * σεδιο] ιδρύω, l. sedeo, sido, sella. Bopp Gl3 406; Benfey 1, 444; Grimm, Ges. d. d. Sp. 411; Pott2 4, 676; Miklos. 972; Fick3 3, 316. Deriv.: sagina.
Sala, stanza maggiore d’una casa (Lam. sposa pad., sec. 13º, Boccaccio). Con sp. port. prov. sala, fr. salle, casa, abitazione dimora, rimonta direttamente a bl. sala che ricorre già nelle Gloss. Theotis. del Lipsio, nella Lex Alam. tit. 81, Lex Long. lib. I tit. 11, Edict. Rotaris tit. 48. Questo bl. sala comunissimo in tutto il medio-evo e per tutta l’Europa ger. e lat., risaliva a tema ger. sala salia sali donde aat. mat. sal, casa, tempio, sala, antisala, dimora, tm. Saal, sala; ags. sal, anrd. salr, as. seli “dimora, tempio, abitazione” e specialmente “edifizio contenente una sola sala”. Spetta a rad. di vb. got. saljan, fermarsi, dimorare, alloggiare, donde got. salithva, dimora, aat. salida selida selitha selda, mat. selide selde, as. selitha selidha seldha selda, anrd. selitha seletha alloggio albergo casa tugurio tenda. Notevole che il signif. primitivo e fondamentale di “casa dimora” proprio dell’aat. e che riscontrasi anche nell’afr., sia scomparso del tutto sia nel tm. che nelle lingue neol. Fuori del campo ger. sono affini: a. sl. selitva dimora, e selo corte villaggio, che però secondo il Friedmann sono deriv. dal ger.; poi l. solum suolo fondamento, solea suolo, gr. ὁδός via, ἔδαφος pavimento. Deriv.: salett-a-ina; sal-one-oncino-otta-ottino.