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414 | sagire. |
mannare (P. Azarius, A. Dandolo). Deriv.: saccoman-nare-neggiare-nesco.
Sagire (antiq.) dare o prendere possesso d’una cosa; occupare (Villani). Il bl. è sacire saisire ricorrente già nelle leggi barbariche nella prima forma e nella frase sacire ad proprium = ponere ad proprium. Fu poi comunissimo in Francia nei sec. 11 e 12, come può vedersi nel Ducange. Il prov. satzir sazir, fr. saisir = prendere afferrare. Ma prov. satzir valeva anche “prendere contro diritto”, e afr. conteneva anche il signif. it. Il Diez osservò che essendo questo un termine giuridico a cui il l. ricusa assolutamente ogni etim., bisognava riportarlo al got. satjan, as. settjan, aat. sazzan [da * sazjan], mat. tm. setzen porre collocare. Il transito dal ger. al rom. è regolare dal lato fonetico e passabile dal logico. A questa deriv. s’oppose lo Scheler partendo dal principio dell’unità di ceppo di it. sagire e staggire, e dall’impossibilità di ridurre quest’ultimo a got. satjan. Ma egli si posava su di un falso supposto; chè nulla prova l’identità di sagire e di staggire. Del resto l’orig. del ceppo it. e fr. sagire saisir dal ger. è, secondo me, resa evidente dal ritrovarsi in quest’ultimo campo composti di sazian col preciso signif. di “prendere in pegno o in possesso” e tm. besitzen, ags. bisettan, ing. beset valgono anch’essi “occupare”. Inoltre troviamo nello Schade p. 346 che mat. satzunge satzung valevano appunto “imposizione di pegno, pegno; ordine, sentenza legale”. Dunque non vi può esser dubbio su orig. ger. di sagire; e difatti ormai quest’etim. è ammessa anche dal Mackel e dal Kluge. È utile esaminare un po’ il ceppo ger. e porlo a raffronto colle lingue indeu. Accanto alle forme
multae Theutonicorum cohortes) dictum fuit de saccomanno: quod vocabulum usque ad praesentem diem in Lombardia perduravit». Ecco dunque indicata chiaramente non solo l’origine tedesca del vocabolo, ma anche la data del suo ingresso.