nel Pecorone alla fine del 14º ed inoltre nel bl. piffarus della Thesaureria Urbis Bonon. all’ann. 1364, e nella Cronac. di Bergamo, 1386. Io credo piuttosto che entrasse fra noi nei secoli 12º o 13º e probabilmente coi soldati tedeschi che venivano cogl’Imperatori, ovvero cogli avventurieri. Certo lo strumento era molto in uso nel medio-evo in Germania e specialmente in Isvizzera, e ne è prova non ultima il fatto della frequenza con cui il cognome Pfeifer ricorreva e ricorre tuttora nel campo della lingua tedesca, massime fra gli Svizzeri; e fu senza dubbio la circostanza dei numerosi suonatori militari di piffero negli eserciti tedeschi e svizzeri che contribuì potentemente a rendere comune il nome in Italia e in Francia, quando essi nei sec. 15º e 16º vennero in questi due paesi. Onde il Davila in un passo delle sue storie dice «Un’ora innanzi giorno si sentirono i tromboni e pifferi degli Svizzeri». In Francia appare prima di tutto la forma pifre nel sec. 15º [Sully]; il che lascia capire che il fr. prese questa parola dal ted. in un tempo quando in quest’ultimo la labiale era stata quasi totalmente assorbita dalla spirante. Non è difficile supporre che storicamente la cosa succedesse nelle guerre tra gli Svizzeri e il Duca di Borgogna (1469-1477), ovvero ai tempi di Carlo VIII e Luigi XII, considerato specialmente la uguaglianza di svizz. pfîfer con fr. fifre. Il fr. pifre fa la sua comparsa nel sec. 15º, e si svolse da fifre, forse non senza qualche influsso di it. piffero. Dal signif. di “suonator di piffero” il fr. pifre ha svolto quello di “uomo dalle guance gonfiate”, e poi di “uomo grosso e tarchiato” ed infine quello di “ghiottone”, che è termine ingiurioso. Ora è notevole che anche il dial. moden. annetta al nome piffero lo stesso signif. del fr., cioè di “uomo grosso” ed anche di “pezzo grosso di checchessia”; signif. che non ci è presentato dall’it. scritto. Derivaz.: pifar-a-o; pifera-re-tore; pifer-ello-ina-one; spifferare.