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342 muffare.


qual campo però non troviamo documentata la forma antica da cui si svolse il vocabolo rom. che, essendo antichissimo, non può certamente avere a base nè il tm. e nemmeno il mat. Il tm. ci presenta: at. Muff, muffa (anche “cavallo leardo”, chiamato così forse per il color del suo pelame, simile alla muffa), vb. müffen, muffare, intanfare, muffig, intanfato. e ol. muf, muffato, intanfato. Il tardo mat. ci presenta vb. müffeln, mandare odore cattivo. Secondo il Kluge l’at. procedette dalla forma ol. È chiaro peraltro che quest’ultima non può essere stata nè l’orig. prima nè il tramite per cui il nome ger. entrò nelle lingue neol. Il Faulmann vorrebbe riannodare il tm. Muff, e quindi il rom. derivato dallo stesso ceppo, a tm. Muff, manicotto, da cui it. Muffola; ed in ultimo trae quest’ultimo da vb. mimmen mumman mimpfan, gonfiare, essere ammalato, consumarsi. Ma io, pur ammettendo una certa relazione fra il concetto di “consumarsi, essere ammalato” e quello di “muffa”, non so capire che connessione possa esistere fra quest’ultimo e quello di “manicotto”. Qui il Diez osserva opportunamente che colle parole di questa radice sono spesso espresse figuratamente qualità morali cattive. Così sp. moho vale “infingardaggine”, mohino “fastidioso, molesto, cattivo”, port. mofino “sordido, avaro”, venez. muffo “malinconico, tristo”, bavar. muffisch “burbero, cupo”, muffen “brontolare, stare ingrognato”, sp. mohino “mulo”, a cagione della sua testardaggine. Evidentemente questi sono concetti svoltisi da quello di “muffa” considerata come “lordura” o come “marciume, putrefazione, consunzione”. Il comas. e romag. moff, pallido, grigio, hanno invece considerata la “muffa” solo dal lato materiale del colore. Deriv.: muff-are-atellina- aticcio-ato-etta-ettina-etto-ettula-ido-igno-ire-ito-o-osità-oso.

Muffare, nascondere. Questo vb. ricorre solo in camuffare da capomuffare, composto ibrido che si è già esaminato. Il Diez lo riattacca a muffola, e a mat. mou