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296 lubbione — lucchetto.


Lubbione, loggione; loggia alta dei teatri. È un neologismo formatosi in questo secolo probabilmente su lomb. piem. lobia. Se riposasse su mlt. laubia si sarebbe dovuto mostrare nelle scritture molto tempo prima.

Luchera, piglio, certo modo di guardare (Buonarr., Tancia). È nome svoltosi da vb. lucherare, di cui però ha modificato un po’ il senso. Deriv.: lucheria.

Lucherare, guardar obbliquo (Pataffio). Questo vb. è chiaramente parallelo a norman. luquer, fr. reluquer, guardar in qua e in là. Il Kluge mette come certa la deriv. di fr. (re) luquer e norm. luquer da as. lôkôn, ags. lócian, ing. to look, guardare, spiare. Di là adunque è venuto anche il vb. ital. All’as. corrispondono aat. luogên luagên luakên lôgên lôkên luokên; mat. luogen, da cui tm. lugen, spiare.

Lucchetto, sorta di serratura (Buonarroti, Fiera). Al dire del Diez questo nome riposa immediatamente su fr. loquet d’ug. sig. Questo fr. loquet è dimin. di afr. loc, serratura, toppa, saliscendo. Afr. loc risale ad ags. loc, serratura, prigione, an. lok, fine, termine, da cui anche ing. lok, serratura, toppa, cateratta. L’aat. era loc loch, [pl. locher luhhir lucher], donde mat. loch [pl. löcher], serratura, nascondiglio, cavità, buco, apertura; tm. Loch, buco, foro, pertugio. Il got. era luks in ugluks, apertura. Secondo il Kluge i diversi signif. di un tal vocabolo si svolsero tutti da quello di “chiuso”. Tutte queste forme nominali dipendono da vb. got. lûkan, ags. lúcan [da cui ing. to lok, serrare, chiudere a chiave], aat. lûhhan, mat. lûchen, dischiudere, aprire, allargare; chiudere, serrare; tirare, strappare; tm. lochen, bucare, forare. Evidentemente i signif. di questo vb. si riducono a due, ma l’uno opposto all’ altro, cioè quello di “serrare” e quello di “aprire”. Il Grimm Grammat. 2, 2 e Geschichte d. d. Sp. 66 e il Pott2 2, 1 spiegano questo fatto dicendo che il signif. semplice e orig. di got. lûkan era quello di “chiudere”, e che i signif. derivati si svolsero mediante l’aggiunta al vb. delle