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284 lindo — lisca.


molle, tenero, mite, e lentus, pieghevole, pigro. Da queste due ultimi agg. lindano non può provenire a cagione della forma, benchè il signif. di essi sia pressappoco uguale tanto all’it. quanto al ger. V. Lindo.

Lindo, leggiadro, grazioso, bello gentile, vago, vistoso, elegante, adorno, attillato (Davanzati; Buonarroti, Fiera). A questo agg., cui corrispondono sp. port. lindo, prov. linde, d’ug. sig., piem. lindo, il Diez diè per base il l. limpidus, chiaro, da cui è venuto anche it. limpido, sp. i, analogamente a nitidus che diè nitido e netto, e a turbidus che produsse torbido e torba. A questa etim. del Diez mi pare possa fare concorrenza l’aat. lind lindi, mat. linde, tm. lind gelinde, tenero, dolce, delicato, morbido. Veramente il signif. è un po’ diverso; tuttavia da “delicato, morbido” a “elegante, grazioso, gentile” il trapasso non è impossibile. La forma è certamente più vicino che quella del l. limpidus. Il got. sarebbe * linths, l’as. era lithi, ags. lide, donde ing. lithe col signif. puramente materiale di pieghevole. S’è già visto che dal ger. ebbe probabilmente origine il vocab. dial. lindano in signif. molto diverso da quello di lindo; e questo è forse ciò che costituisce la maggior difficoltà per la mia opinione sull’etim. di lindo.

Lisca, fusto o gambo d’erba; materia legnosa che cade dal lino o dalla canapa quando si maciulla o si pettina; punta delle spighe del grano, spina del pesce, resta, cosa minima; ritaglio, fetta (Cresc., Lor. de’ Medici). Questa voce ha due significati fondamentali ben distinti: quello di “fusto d’erba, spina o cosa appuntata” e quello di “piccola fetta, ritaglio”. Nel primo senso l’it. ha per corrispondenti: mil. lisca, piem. lesca, fr. laîche, carice; nel secondo, piem. lesca lisca, prov. lisco lesco, fr. léche, piccolo taglio. È difficile capire come fra i due sensi ci possa essere relazione di affinità e di dipendenza: quindi sarebbe arrischiato il sostenere assolutamente che