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guicciardo. 251


più l’opinione di Diez e di Schade che aat. hûwela, hiuwela sian dim. di aat. hûwo. Un dim. (almeno secondo Diez e Schade) delle voci ger. è aat. hûwela, hiuwela, mat. huwel, hiuwel. Il tm. possiede anche Eule, significante “civetta, nottola, gufo”; e questo nome procede da mat. iule, iuwel, aat. ûwila, ûwela, cho pare voce parallela o per lo meno affine ad aat. hûwela, dim. di hûwo, visto più sopra. Donde è chiaro che tm. Uhu ed Eule sono radicalmente affini a it. Gufo. Ad aat. ûwila corrispondono ol. uil, ags. úle [da * úwle], ing. owl, anrd. ugla: forme svoltesi da primit. ger. * uwwalô, * uwwilô, e queste ultime da * uwwo, che sarebbe suono onomatopeico imitante il canto di quest’uccello. Deriv.: guf-accio-are-eggiare, sgufare. Secondo il Delatre anche goffo non sarebbe che allotropo di gufo, preso in senso morale, ed ingoffo-are si sarebbe pur esso formato di qui.

Guicciardo, acuto, perspicace. Questo sost. come nome comune in it. non esiste; ma dovette esistere, essendo esso presupposto dai numerosi cognomi che da esso sono derivati, come Guicciardi, Guicciardini, Guiccioli ecc. E difatti lo possedevano l’afr. e il prov., il primo dei quali ci presenta le forme guiscart, guichart, e il secondo guiscos, “di mente acuta”. Il fr. e prov. riposano su anrd. viskr d’ug. sig. Da questo colla epentesi di un e fra il k e l’r si formò un guiscar, che prese poi la solita desinenza rom. del rd. Non c’è quindi bisogno di supporre col Delatre un composto di viskr con hard, che avrebbe signif. “molto sapiente”. Fu adunque vocabolo importato in Francia nel sec. 10º dai Normanni, e di là passò in Italia, dove lo troviamo già come soprannome d’uno dei figli di Tancredi d’Altavilla, Roberto Guiscardo. L’anrd. viskr è della famiglia di aat. wizzî, mat. witze, tm. Witz, ags. ing. wit, acume, arguzia, sottigliezza, che ha una numerosa discendenza nel tm., e spetta alla rad. del vb. wissen, sapere. Dallo forme aat. pare dipenda il cognome Guizzardi.