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xvi | introduzione. |
rami, ci può servire di criterio per attribuire una parola al basso tedesco l’essere essa un termine nautico e la sua tarda comparsa; essendo noto che l’alto tedesco, per essere parlato da popoli continentali, non diè, salvo casi rari, termini marinareschi alle lingue neolatine. Inoltre osserva il Waltemath che conoscendo l’antico alto tedesco solo verbi uscenti in ân ên ôn e nessuno in jan tranne quelli in rian, quando troveremo verbi romanzi in ire non potremo riferirli ad esso; ma ad un altro dialetto antico, per es. gotico o franco. I vocaboli germanici usati nel latino medioevale anche in Italia ma non penetrati in italiano e quelli dei dialetti, evidentemente sono d’introduzione antichissima, e spettano senza dubbio al longobardo e quindi all’antico tedesco. Da quello che s’è detto sin qui e più da quello che si dirà nel corso dell’opera, credo risulterà evidente che l’elemento germanico tra quello venuto direttamente e quello introdottosi di seconda mano, è qualche cosa di più che 20 vocaboli come voleva il Maffei o 140 come asserisce il Bartoli.
Quanto si è al metodo generale tenuto nella trattazione d’ogni singolo articolo, il partire dalla definizione del vocabolo m’è parso base necessaria per giudicare a colpo d’occhio della uguaglianza e divergenza logica che corre fra esso e il suo originale germanico. Dopo di ciò ho messo fra parentesi quegli autori italiani che furono, per quanto si sa, i primi ad usarlo; e questo dietro la scorta dei più accreditati vocabolari italiani, la Crusca, il Tramater, il Tommaséo. A questo modo si ha subito un primo lume circa il tempo della introduzione della voce