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venzali essendo stati introdotti in it. dai poeti e dagli scrittori, vi durarono assai poco; mentre d’ordinario parole d’origine ger. diretta entrarono a far parte del patrimonio della lingua parlata, e vi restarono. S’aggiunge a questo che un tal vb. coi suoi derivati ricorre principalmente nel Tesoretto di B. Latini, vale a dire nella versione d’un opera scritta originariamente in fr.; il che dava facilmente il destro d’usare parole fr. con terminazione italiana, come s’avvera adesso nelle versioni dei romanzi di quella nazione. Ora contro la derivazione di prov. gequir e afr. gehir, jehir da ger. jëhan non v’ha certamente nulla a ridire nè per il senso nè per la forma. Ma a me parrebbe probabile anche un’altra origine, che finora non so che sia stata proposta da nessuno, cioè quella dalla radice ger. che diè il mat. gëc, gëcke, uomo fatuo, tm. geck, scimunito, minchione, vb. gecken, beffare, schernire, Geckerei, scimunitaggine; ing. geck, goffo, sciocco. L’affinità fonetica tra questo vocab. t. e l’it. è evidentissima: quanto al senso, da “scimunito, minchione” ad “avvilito, abbietto” il trapasso è facile, ed ha altri riscontri in it. (v. p. es. grullo mogio, addormentato, dal t. grollen, mat. grüllen, deridere, beffare). Se il ger. jëhan, cedere, concedere, possa avere dato origine al mat. gec, tm. geck, non saprei dire: certo a me non pare improbabile, dacchè aat. iah diè tm. gah. Forme t. sorelle sono ol. gek, dan. giaeck, pazzo, isl. gikkr, persona rozza, dove è notevole che l’it. presenta pure gicchito per gecchito, vicinissimo per forma a quest’ultimo. Col mat. giege “stolto” non pare avere alcuna relazione. Deriv.: gecchimento, gecchito, gicchito; aggecchimento, aggecchire.

Geldra (ant.), moltitudine, truppa di poca stima (Allegri, 260; C. Fioretti 82; Buonarotti, Fiera). Coll’ afr. gelde, prov. gelda, truppa, procedette immediatamente dal bl. gilda, gildonia, geldonia che ricorre già nella Legge XIII longobarda emanata da Carlomagno verso l’anno 800,