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gargotta. 177


accorto, astuto, tenace, spilorcio; ing. chary, mesto. La sincope della vocale nel mat. karc, contro l’aat. karag è regolare dopo la r. La radice ger. del vocab. è got. kara, cura, as. cara, ags. caru, cearu, cura, passione; aat. chara, colle forme accessorie karia, karôn, karôt, charagi, an. kör, kaera, e deriv. mat. karge, kerge, tm. Kargheit. Dalle voci dell’aat. da una parte a quelle del mat. tm. e it. dall’altra, osservasi un passaggio assai forte nel significato, che prima era di “cura, passione, afflizione” e poi diventa “astuzia, prudenza”; onde questo è uno di quei casi in cui non saprebbesi trovare una ragione rigorosa dell’evoluzione dei sensi. Deriv.: Gargone.

Gargotta, osteria da gente bassa (neolog.). Il Diez respinge l’etim. dal l. gurgustium, catapecchia, e con ragione, perchè da gurgustium non si sarebbe formato un gargotta; e d’altra parte non si spiegherebbe perchè una tale deriv. dal lat. la dovesse fare il fr. e non le altre lingue sorelle, e ciò massime nel sec. 17º. Ma il Diez rigetta altresì l’etim. dal t. Garküche, bettola, adducendo per ragione che nell’afr. c’è gargotter, bollire, e che di là potè formarsi il fr. gargotte. Questa opinione del Diez, accettata anche dal Littrè, ci pare molto discutibile. Certo morfologicamente essa non presenta difficoltà; ma ne presenta dal lato del senso e da quello della storia. Quanto al primo, se gargotter = bollire, a rigor di logica gargotte = bollimento, bollitojo. Ora perchè mai una osteria o una bettola si sarebbe chiamata “bollitojo”? Forse simili luoghi sono notevoli per il “molto bollire”; e non si bolle forse



    e gargo — A quanto dico volta sempre il tergo»; 4.º il Pananti Paret. 72 «Ma qualche gargo v’è furbo trincato — Ch’accenna di cader ma non ci casca». Questa parola adunque non incontrandosi che in it., dovette probabilmente essere importata dai Longobardi. È poi singolare che sia viva solo in quelle che furono le due estremità del regno dei Longobardi, il Piemonte e la Toscana.


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