Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
166 | gaida — gaio. |
ficò “pronto, vivace”; senso affine molto a quella dell’aggettivo in discorso. Di una tale formazione lo Scheler trova un’analogia in baillet, ampliamento di bai. Il Diez al contrario trae tutte le voci romanze dall’ags. gagol, geagle, ardito, lascivo; lasciando però intravvedere possibile anche una derivazione dal cimb. gall, forza, a. gael. galach, coraggio, valentia.
Gaida, gheda, gherone (dial. moden. parm. crem. milan. piem.). È una di quelle voci militari, che importate in Italia dai Longobardi non entrarono nella lingua scritta; ma restarono qua e là allo stato dialettale, e con significato spesso modificato. Infatti nel longob. gaida valeva “lancia, ferro della saetta”. Questo lo apprendiamo da un antico Gloss. Longob. conservato nella Vaticana, dove gaida è spiegato con “ferro della saetta”. Circa poi il signif. assunto sul territorio italiano dalla voce longob. si può vedere il Gloss. Lat. Ital. edito dal Ducange, dove le ghede sono spiegate per = liste delle camicie delle donne =; e Ottone Morena (Rer. It. Scr. t. 6) che parla delle donne da Lodi che avevano alcuni figli ad gaidas vestium suarum se tenentes. Questo nome d’arma fu adunque applicato al gherone delle vesti per la somiglianza di forma ch’esso ha colla ghiera o ferro della saetta. Sulla voce longob. parlò Haupt 1, 554. Essa nell’ags. ha per corrispondente gâd e nell’ing. goad, punta, stimolo. Il dial. sard. ha gaja.
Gaio, allegro, festevole, vago, leggiadro; screziato (Novellino, Guido G., Dante da Majano). Questo agg., a cui rispondono fr. gaj, sp. gayo, prov. gai, jaj, fu già dal Muratori riannodato all’aat. gâhi, pronto vivace; e il Diez suffragò colla sua autorità una tale derivazione, accettata poscia anche dal Kluge e dal Mackel. Il Littrè invece, seguito dal Baist Zeits. 247, accenna ad una possibile provenienza dal np. l. Caius o Gaius, usato in una formola d’una cerimonia nuziale: Ubi tu Gaius ego Gaja: della quale for-