nel bl. colle invasioni barbariche. Quanto all’ipotesi del Ducange che la derivava dal l. vadum, attribuendo a questo nome il senso di “sicurezza” [res est in vado avrebbe significato “la cosa è in sicuro”, essa è del tutto sfatata, non avendosi prova alcuna dell’asserzione del Ducange circa il valore da lui attribuito a vadum. Osserva però il Diez che dal l. vas, vadis, mallevadore, poteva formarsi un vadium; ma che le antiche scritture recando spesso il g, gu che corrisponde al w ger., lasciano vedere che dalle lingue settentrionali era venuto il vocabolo. Oltredichè, aggiungo io, il l. possedeva già per il concetto di “malleveria” le due parole vadimonium, e vadatum; onde difficilmente si può supporre che il bl. sentisse il bisogno di foggiare una nuova voce da quella radice che ormai era poi anche fuori dell’uso comune. Dal signif. primitivo di “pegno, oggetto messo in pegno, sicurtà”, si svolsero quelli di “garanzia, sicurezza, promessa, ricompensa, salario”. In fr. da gage, si formò il vb. gager “dare in pegno”, poi “fare una scommessa”; donde engager, “impegnare”, e poi “incominciare, intraprendere”, e degager “disobbligarsi”. In it. ingaggiare “intraprendere” è probabilmente una riproduzione del corrispondente vb. francese; e così il dialett. moden. sgaggiarsi “svincolarsi”, e poi “spacciarsi, affrettarsi”. Ma poichè nel bl. si incontrano i vb. invadiare, disvadiare d’ug. sig., non è esclusa l’ipotesi che i vb. ital. siansi formati di là, e siano poi restati voci del dialetto senza entrare nella lingua scritta, come in parecchi altri casi. Quanto al tm. wetten, scommettere, esso procede immediatamente dal mat. wëtten, wëten, aat. wëtan, got. vidan, legare, congiungere: altre forme sono: got. vida, viss, aggettivi; aat. gawët, mat. gewëte, wëtaro; anrd. vadhr, mat. gawâti, wâtjan. È dunque chiaro che il concetto fondamentale del ger. era quello di “qualche cosa che lega”. Il quale concetto preso in senso morale conviene mirabilmente a gaggio, pegno. La