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x introduzione.

in luce. Ma d’altra parte era ovvio che gli ultimi due, che s’occupavano di filologia ed etimologia francese, trattassero delle parole italiane d’origine germanica solo per incidenza; e quanto al Diez, egli nol poteva fare coll’ampiezza richiesta dall’argomento, non essendo questo il suo scopo primario. Certo il Diez ha gittato tale saldo fondamento per l’etimologia romanza anche in quella parte che ha le sue fonti nel germanico, che chiunque voglia occuparsene deve necessariamente prendere le mosse da lui. Ma dopo la sua morte gli studi filologici ed etimologici hanno fatto progressi non pochi nè piccoli, massime nel campo della dialettologia, e i risultati ottenuti hanno messo ancora più in luce l’influsso degl’idiomi germanici sui dialetti neolatini. Ora il trattare espressamente dell’elemento germanico nell’italiano, raccogliere, coordinare e porre come in un quadro i vocaboli che gli spettano non solo della lingua scritta, ma, per quanto è possibile, anche dei dialetti, illustrarli storicamente e comparativamente, esporre e discutere le quistioni che vi si connettono, m’è parso un tentativo importante per se stesso, ed utile altresì come preparazione ad ulteriori studi sulla parte fonetica che da noi mancano ancora del tutto.

Se non che oltre alla indicazione della etimologia certa o probabile, parecchi altri punti assai gravi ci sono in questa materia non toccati fin qui da nessuno solo fuggevolmente. Il primo è quello del tempo in cui il vocabolo germanico entrò nel campo neolatino e nel caso nostro nell’italiano. È ammesso da quasi tutti che la massa delle voci germaniche che fanno parte della nostra lingua ci vennero per