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118 | falbalà. |
e dal Diez è invece tratto dal t. Fehe, sorta di martora, dall’ags. fâh, got. faih, screziato, e ciò pel colore di sua pelle. Al Littrè sembra preferibile la prima etim. attesa la vicinanza di molte delle forme rom. e massime del cat., al l. fagina. Però per ammetterla come certa, bisognerebbe provare che o nel l. classico o nel malt. questo animale fosse stato veramente chiamato fagina: il che non risulta da nessun documento. E quanto alla somiglianza della forma, si può osservare che se il cat. fagina è vicino al l. fagina, il n. prov. fahino è vicino al t.
Falbalà, falpalà, ornamento a pieghe increspate e gonfie che serve a diversi usi (Magalotti, Lett. scient., 256; Fagiuoli, Cocchi). Non esitiamo a porre questa parola nel novero di quelle che sono d’origine t. molto probabile. Infatti in Italia comparisce solo negli scrittori alla fine del sec. 17º; in Francia sotto Luigi XIV, che è quanto dire nella stessa epoca che in Italia; mentre in Germania Falbel era già stato usato da Lutero nei suoi Tischreden. È chiaro adunque doversi escludere la provenienza romanza della parola t., sostenuta da taluni, mentre è probabile il caso inverso. Il Iohanneau volle vedere in falbalà, l’ing. furbelow d’ug. sig., composto di fur = pelliccia, e di below = in basso: quindi furbelow varrebbe “pelliccia che piega in basso”. Il che pel senso potrebbe stare, e fors’anche per la lettera, dacchè dell’ing. ridingcoat il fr. fece redingote. Ma, come osserva lo Scheler, l’ing. potrebbe anche essere un raffazzonamento della parola romanza, all’ing. per darle un’apparenza di senso anche in quella lingua. Ma poichè delle forme romanze [sp. port. fr. falbalà, sp. anche farfala, crem. parm. frambala, piem. farabala, anald. farbala, moden. frappola] parecchie hanno la r, il Müller crede che queste siano anteriori alle altre e le rapporta al rom. farfala. Ma prescindendo anche dal fatto dell’anteriorità del t. Falbel rispetto al rom., ci pare che il supporre che falbalà abbia