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facchino. 115


F

Facchino, chi porta pesi a prezzo; vile, abbietto (Cant. Carnas. 170; Ariosto). Una delle etim. più probabili che fin quì si sono potute assegnare a questa parola [fr. sp. faquin, port. faquino], è l’a. ol. vant-kîn, ragazzo, giovinastro, forma anteriore all’ol. ventje, che, secondo Kiliaen, viene da veint-ken. Però per la sicurezza di questa origine il Diez richiederebbe che la voce si trovasse già nell’afr., il quale si sarebbe formato dall’a. ol. vant-kìn, e dal senso primitivo di “giovane” avrebbe svolto successivamente quelli di “forte, robusto, fiero” ed infine quello di “portatore di pesi”. Il che sarebbe confermato dal fatto che in alcuni dialetti fr. faquin, non mostra traccia del significato di “portatore”, e presenta quello di “elegante”, il quale senso conviene al supposto primitivo di “giovane, forte, fiero”. L’it. e lo sp. avrebbero tolto in prestito dal fr. il vocab. nell’ultimo senso, cioè in quello di “portatore di fasci”. Ora è certo che la evoluzione di sensi proposta dal Diez combina a meraviglia con quella che ci offrono due altri vocaboli ger., cioè t. kerl e ol. mannekin e il fr. garçon; ma resta sempre la difficoltà non piccola che il fr. faquin è piuttosto recente, e forse non anteriore all’it. e sp. Di più: resta a spiegare come la sillaba vant dell’ol. vant-kîn si trasformasse in faq entrando nel romanzo, cambiamento certamente insolito. Quanto all’arb. faqîr, povero, miserabile, mi pare da escludere assolutamente, giacchè l’arb. ir resta sempre nel rom. (cfr. emiro, krumiro). Più omogeneo per la forma, nè molto distante pel senso è il celt. fachyn, popolo basso. Lo Storm volle connettere la parola in quistione all’it. fagotto, sicchè significasse originariamente “portator di fagotti”. Ma c’è troppa distanza tra le due forme; e poi il facchino non porta solo fagotti, ma pesi d’ogni sorta. Per La stessa ragione che lo Storm propose