Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
92 | l’edera |
Paulu, non sapeva perchè, era diventato triste. Fino a quel momento s’era come suggestionato con le sue vanterie, e gli era parso che realmente i suoi affari andassero bene, e che le cento lire che aveva in tasca non gliele avesse prestate quel goffo e semplice santo uomo di Prete Virdis. Ma nell’ombra che si addensava nella piccola retrobottega rossa, egli rivedeva come in sogno certe figure lugubri; il viso del messo, nero e selvaggio, balzava dietro la figura cadaverica del vecchio asmatico...
— È ancora una bella donnetta, — disse don Peli, accennando alla vedova — ed ha anche dei soldi, dicono. E dicono... io non affermo nulla... parola di don Peu, non so nulla... ma dicono... Bevi dunque, Paulo Decherchi. A che pensi?
— Non bevo più. Che dicono, dunque?
— Tu devi bere, parola di don Peu! Ah, ti preme sapere cosa dicono? Non si può dire, qui: c’è il brigadiere che ci ascolta, ah! ah! Addio!
Don Peu fece un cenno di addio alla fotografia e Paulu bevette. Il moscato della vedova del brigadiere fece ancora sparire la figura dell’usciere.
— Cosa dicono? Cosa dicono, Peu?
Don Peu abbassò la voce e raccontò varie storielle sul conto di Zana: ogni tanto sollevava gli occhi maliziosi e guardava il viso bonario del brigadiere morto, che, nella penombra, pareva affacciarsi da un mondo lontano per ascoltare con indulgenza le avventure della sua vedova. Ed anche Paulu lo guardava e rideva, dimenticandosi che