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IV.


Paulu era partito la mattina all’alba. Da molti anni egli non faceva altro che viaggiare così, in cerca di denari, come il cavaliere antico in cerca di tesori. Un po’ di sangue di cavaliere spagnuolo scorreva certo nelle vene del nobile sardo spiantato. I tempi sono mutati, però: non si trovano più tesori fra le roccie, nè gente pronta ad aprire la borsa. Tuttavia don Paulu Decherchi camminava, e sperava giungere finalmente in un luogo abitato da persone meno sordide e avare degli strozzini coi quali egli aveva avuto sempre a che fare.

Egli sperava e quasi era certo di trovar finalmente un po’ di fortuna.

— La sorella del parroco è una donna di coscienza, — pensava. — Mi darà i soldi e pretenderà un interesse modesto. Così potremo saldare il debito verso la Banca, e poi, col tempo, zio Zua morrà e aggiusteremo per benino i nostri affari.

E va e va. Ad un tratto il suo piccolo cavallo bajo, alla cui sella stava legata la bisaccia a fiori bianchi e rossi, che pareva ritagliata da un vec-