Pagina:L'edera (romanzo).djvu/85


l’edera 83


E le due donne lavoravano, e donna Rachele pregava continuamente. A tavola gli uomini parlavano male del prossimo, e raramente si occupavano dei loro affari. Eppure questi affari andavano malissimo. Tre giorni dopo la festa, il messo, che funzionava anche da usciere, notificò ai Decherchi gli atti per la prima asta della casa e della banca.

Ancora due settimane e tutto sarebbe andato in malora. I nonni e donna Rachele non sembravano tuttavia molto inquieti; aspettavano forse l’intervento della divina provvidenza, o speravano che Paulu trovasse i denari. Anch’egli, del resto sperava ancora. Ballore Spanu gli aveva detto, prima di partire:

— Io sono ancora come un figlio di famiglia, tu lo sai. Non posso disporre di un centesimo. Ma se tu vieni al mio paese posso presentarti alla sorella del parroco, una vecchia riccona, che senza dubbio ti potrà prestare qualche migliaio di lire. Fra otto giorni anche noi avremo la festa: farai bene a venire.

Egli era deciso di tentare ancora questo passo. E se non gli riusciva...

— Non so perchè — disse ad Annesa, la sera prima della partenza — ma son certo che troverò... Non tornerò a casa senza i denari... piuttosto mi uccido...

Non era la prima volta che egli minacciava di suicidarsi; ma Annesa non si era mai tanto spaventata.