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80 | l’edera |
Quella notte il vecchio ebbe un forte accesso d’asma. Annesa, a un certo punto, credette ch’egli dovesse morire e provò uno strano sentimento di gioia e di terrore.
Ah, se il vecchio moriva! Con la sua morte tutto si accomodava. Ma la morte è sempre un avvenimento misterioso e terribile, e non ostante il suo coraggio ed il suo desiderio crudele, Annesa si spaventò all'idea che il vecchio dovesse morirle fra le braccia da un momento all’altro. Aprì quindi l’uscio di cucina e chiamò Gantine. L’ospite povero non era ancora rientrato; il servo dormiva profondamente, ed anzi russava come un vecchio, cosa che dispiaceva molto alla fidanzata.
Ella dovette chiamarlo due volte: egli si svegliò di soprassalto e stentò a capire quello che Annesa diceva. Poi entrò nella camera e s’avvicinò al lettuccio, ma invece di badare al vecchio cominciò a pizzicare la fidanzata, tanto ch’ella s’inquietò.
— Malanno che ti prenda, Gantine, sciocco! Ti ho chiamato per questo?
— E dunque perchè mi hai chiamato? — egli mormorò, sospirando. — Non vedi che ziu Zua sta meglio di me? Perchè respira un po’ male? Vedrai che subito passa. Eh, ziu Zua? — gridò poi curvandosi sul letto, — Che c’è? Come va? Volete che chiami il dottore?
Il vecchio stralunava gli occhi, agitava le mani, quasi volendo smuover l’aria intorno a sè. Ma dopo un momento si calmò, e il suo viso congestionato riprese il solito colore giallognolo.