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l’edera | 71 |
Annesa palpitò, ma finse di non aver udito le parole del fidanzato.
— Andiamo. Rosa, dammi la manina. Ziu Castigu, se don Paulu domanda di Rosa ditegli che siamo già andate via.
Uscì, per una porticina che s’apriva in fondo alla stanza del pane, e il servo la seguì. Da quella parte il luogo era quasi deserto: solo alcuni mendicanti, accovacciati fra le roccie e le macchie, divoravano il pane e la carne che il priore aveva fatto loro distribuire. Precisamente in quel punto, dove cominciava il sentiero della montagna, era morto il vecchio cieco che aveva condotto Annesa nel villaggio. Ella non ricordava nulla del misterioso fatto, ma ogni volta che era costretta a passare di là le pareva di rivedere il vecchio mendicante morto; provava un confuso sentimento di angoscia e di umiliazione, e diceva a sè stessa:
— Egli mi ha condotto e lasciato qui, mentre poteva condurmi altrove... Sarei stata una mendicante, una vera serva, ma avrei sofferto meno. Eppure...
Eppure, in fondo, ella non concepiva la vita in altro modo, senza Paulu, senza dolore, senza passione.
— Ero nata per questo...
Più che mai in quel giorno, passando con Rosa e Gantine nel luogo ove era morto il vecchio, ella si sentì umiliata e triste: affrettò il passo e guardò lontano, con gli occhi velati, col viso coperto dalla solita maschera di tristezza sdegnosa.