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che in quel momento attraversavano il cortile della chiesa.

A un tratto ella si sentì presa per la vita da un braccio d’uomo, e vide accanto a sè il piccolo ziu Castigu, vestito a nuovo, pulito, allegro come un fanciullo.

— Come, — egli disse, tenendo Annesa abbracciata, ma rivolgendosi a Paulu — ve ne andate così, senza far visita ai priori della festa? Le par ben fatto, questo, piccolo don Paulu mio? No, no, lei non vorrà offendere San Basilio, andandosene senza visitare i priori. Io sono fra questi, e ci tengo alla sua visita. Andiamo. Rosa, rosellina mia, vuoi che ziu Castigu ti prenda in braccio? O sulle spalle, come un agnellino?

— Io devo andare a casa, — protestò Annesa. — Donna Rachele mi aspetta.

— Tu verrai, pili brunda: prenderò sulle spalle anche te, se vuoi! Andiamo. Gantine è venuto da me stamattina per tempo, ed ha preso il cavallo per recarlo al pascolo. Non è ancora tornato?

— No; diventa sempre più poltrone quel giovine, — disse Paulu. — Fa sempre il comodo suo.

— Ssss! — sussurrò ziu Castigu, accennando ad Annesa.

Ma ella non pareva molto preoccupata per le parole di Paulu: aveva ripreso nella sua la manina di Rosa, e ritornava verso la chiesa, precedendo i due uomini.

— Fra giorni voglio mandare Gantine in una lavorazione di scorza, nella foresta di Lula — riprese