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III.


— Annesa, Annesa! — chiamò il vecchio asmatico. La sua voce lontana, accompagnata da un gemito, svegliò Annesa dai suoi sogni: ella si scosse e rientrò nella camera.

Zio Zua, assalito da uno dei suoi frequenti accessi di soffocamento, cercava di sollevarsi e non poteva; le sue mani scarne si agitavano, come lottando penosamente contro un fantasma invisibile.

Annesa gli si avvicinò senza troppa premura, lo sollevò, gli mise un altro cuscino dietro le spalle. A poco a poco egli riprese a respirare meno penosamente e domandò da bere; e appena potè parlare, ricominciò a imprecare e a lamentarsi.

— Tu mi lasci sempre solo, — insisteva con voce ansante, — e le zanzare mi pungono, e il lume si spegne, che ti si spengano gli occhi! Chiamami prete Virdis, almeno: voglio confessarmi, non voglio morire scomunicato, come un moro. Mi date