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e solenne, che un imperatore poeta non avrebbe sdegnato, la fantasia popolare rinchiudeva un gigante, ucciso a tradimento dai nani astuti che un tempo popolavano la montagna.

Durante la colazione, gl’invitati di zio Castigu, seduti all’ombra di alberi millennari che coi loro lunghi ciuffi di liane grigiastre parevano vecchi barbuti, non parlarono di altro che di queste leggende.

Due vecchi sposi, che dopo il giorno delle loro nozze avevano sempre mangiato nello stesso piatto, ricordarono il viaggio di nozze di un avo di Paulu.

— Egli sposò una dama di Aritzu. Da Aritzu a Barunei gli sposi furono accompagnati da ventisette parenti che montavano magnifici cavalli bai; solo gli sposi cavalcavano su una giumenta bianca. Attraversarono una montagna, e giunti qui, salirono sulla tomba del gigante, dalla quale si scorge il paese, e tutti spararono in aria i loro fucili... Sembrava una battaglia...

— Voglio salire lassù; chi viene? — domandò Paulu che aveva bevuto abbastanza e sembrava allegro e ringiovanito.

Ma gli altri erano quasi tutti vecchi o stanchi e preferirono sdrajarsi all’ombra degli alberi. Solo Annesa seguì il giovine vedovo, e nessuno mormorò: tutti erano abituati a considerare Paulu e Annesa come fratello e sorella.

Essi andarono: era di maggio, il sole del meriggio batteva sulle roccie, intorno alle quali fiori-