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l’edera 41




Seduta sul limitare della porta, ombra nell’ombra, ella si lasciava avvincere dai ricordi: e questi ricordi erano tristi, e avevano uno sfondo incerto e melanconico come quel cielo notturno che finiva davanti a lei sopra la montagna addormentata.

Solo qualche ricordo, fra gli altri, brillava e si staccava da questo sfondo, simile alle stelle filanti che di tanto in tanto pareva si staccassero dal cielo, stanche di tanta altezza serena, per scendere sulla terra ove si ama e si muore.

Sì, una volta Paulu ritornò da Nuoro e Anna non lo riconobbe, tanto egli s’era fatto alto e bello.

Durante quelle vacanze, un giorno, mentre infuriava un temporale, egli le spiegò, meglio che non l’avesse fatto la maestra di terza elementare, perchè l’aria rimbomba dopo che il fulmine l’ha attraversata.

— Io credevo che il tuono fosse la voce di Dio, ella disse, un po’ scherzando, un po’ seria.

— Stupida, Dio non esiste! — egli disse, guardandosi attorno, pauroso d’essere udito dai suoi nonni.

— Paulu, che dici? — mormorò Annesa con terrore. — Se ti sente don Simone! Se ti sente prete Virdis!

— Prete Virdis è un chiacchierone, un peccatore come tutti gli altri uomini! Dio non esiste,