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servo dei Decherchi: poi andarono in una bettola e finirono di ubbriacarsi.

Anche Paulu uscì col suo amico; donna Rachele e la bimba andarono a letto, i due nonni chiacchierarono un altro po’, Annesa finì di rimettere in ordine la stanza e la cucina, e preparò il suo lettuccio.

Ella dormiva sul canapè, nella stanza da pranzo, per esser pronta alle chiamate del vecchio asmatico: quando Gantine era in paese donna Rachele, per evitare ai due fidanzati l’occasione d’un pericoloso colloquio notturno, pregava Paulu o ziu Cosimu di sostituire Annesa, e questa dormiva in una delle camere interne; ma quella notte l’ospite povero doveva dormire in cucina assieme con Gantine, e il pericolo era evitato.

La donna preparò le due stuoje per il servo e l’ospite, chiuse il portone, chiuse la porticina che dava sull’orto, e portò via la chiave; in ultimo chiuse col catenaccio l’uscio della camera. Se Gantine tornava non poteva penetrare nella casa al di là del cortile e della cucina.

I due nonni si ritirarono, zio Zua si assopì. Allora Annesa spense il lume, accese la lampadina da notte, ma non si coricò. Non aveva sonno, anzi pareva insolitamente eccitata, e i suoi occhi, ora che nessuno la osservava, brillavano d’una cupa fiamma, avidi e cerchiati.

Uscì nell’andito, spalancò la porta che dava sull’orto e sedette sullo scalino di pietra.

La notte era calda e tranquilla, rischiarata appena dal velo biancastro della via lattea e dalle