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Giudizi della stampa sui romanzi di G. Deledda




L’Ombra del passato.

Tale la semplice quasi umile trama del nuovo e meraviglioso romanzo di Grazia Deledda. l’na lunga minuziosa serie di piccoli fatti lo costituiscono, ma quell’unica ed insistente linea del romanzo è illuminata da un’arte altissima. Il disegno solo della figura di Adone basterebbe a dare un infinito valore al magnifico racconto. Essa vive nella nostra visione di una vita incancellabile, così gli elementi della sua complessità sono discernibili e vividi.

Noi non sappiamo che ammirare dinanzi a quelle pagine così eloquenti nella loro modestia, così persuasive nella loro semplicità, così ricche di toni e di mezzi toni nella loro apparente monotonia. Rimaniamo avvinti da quell’animuccia infantile così dolorosa e così squisita e ci sembra che poche storie di bimbo equivalgano alla narrazione delle sofferenze e dei sentimenti di Adone e che pochi scrittori siano giunti ad esprimere l’anima di fanciullo con tanta commovente ingenuità. E ci sembra che quella continuazione ed intensificazione delle impressioni degli anni primitivi in un’età in cui si può concludere od almeno riassumere quelle impressioni, non possa esser meglio significata di quello che l’ha significata Grazia Deledda in un libro che deve essere l’orgoglio di noi tutti italiani.

(Laura Gropallo, nella Nuova Parola).


L’Ombra del passato è un libro che vi afferra fin dalle prime pagine.

Qui il paese è zolianamente il protagonista: la sua grandezza, la sua melanconia intima e profonda, quei campi sconfinati dal sorriso così mesto nelle glorie dei tramonti e più nelle notti lunari sotto tanta ampiezza di ciclo, quegli argini a specchio del possente fiume dai riflessi metallici, quelle lunghe file di pioppi altissimi, quegli armoniosi sussurri di salici e di canne, tutto questo vive, agisce, parla, ha uno spirito, un sentimento, mille spiriti, mille sentimenti che si sprigionano dalle pagine del libro e lo pervadono dal principio alla fine. Non una lunga descrizione, non un pezzo di bravura, ma accenni rapidi, frequenti, sintetici, pennellate che grondano colore, e il romanzo è innanzi a ogni cosa un