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— Davanti al Signore compariremo senza camicia ed anche senza pelle, — egli disse severamente, sebbene poco a proposito. — Meno chiacchiere, Paula; pensa a far un’opera di carità.

— Ma non capisci che dentro una delle mie camicie ci stanno tre Annese?

Questa ragione parve convincere il vecchio: egli non insistè, e salì al buio la scaletta. E zia Paula chiuse la porta di cucina, rientrò nella sua cameretta, ma invece di coricarsi aprì la cassa, cercò qualche cosa, fece un fagotto: e nella cocca d’un fazzoletto annodò una moneta d’argento, da due lire, e mise il fazzoletto dentro il fagotto.

Prete Virdis, intanto, acceso il lume e chiuso l’uscio, guardava anch’egli nel suo cassetto, contando il poco denaro che aveva. Fra questo poco c’era una monetina d’oro, da dieci lire, che egli aveva ricevuto da donna Rachele per la celebrazione di cinque messe funebri in suffragio dell’anima di Zua Decherchi. E poichè il resto del poco denaro era in rame e pesava troppo, egli decise di dare ad Annesa la monetina d’oro.



L’alba di settembre cominciava a rischiarare il cielo, sopra il monte San Giovanni. La grande vallata dormiva ancora, con le roccie, i muraglioni di granito, i cumuli di pietre, chiari appena tra il verde scuro delle macchie: e nel silenzio dell’alba