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l’edera | 249 |
guarda: contiene patate. Siediti, Gantine. Come, non sei ripartito per la foresta?
— Dal momento che son qui non posso essere ripartito, — egli disse, acremente.
E sedette; e di nuovo, per qualche momento, il silenzio regnò nella cucina: Annesa ascoltava, palpitando; aveva paura che Paulu, andandosene, entrasse in cucina e vedendo Gantine provocasse una scena.
— Sì, — disse il servo, dopo un momento, don Paulu voleva che io partissi: ma io m’infischio di lui. Egli è arrabbiato, questi giorni; sembra il diavolo in persona: ma sono arrabbiato anch’io. Sono arrabbiato con tutti: e con voi, anche, sopratutto con voi!
— Maria Santissima! — esclamò la vecchia, non senza ironia. — E perchè sei così arrabbiato, Gantine?
— Lo sapete il perchè, zia Paula! Annesa è qui: è nascosta qui, forse è là, dietro quella porta. Ebbene, che ella mi senta, se è lì: bisogna che io parli.
— Parla piano, — supplicò la vecchia. — Parla pure, ma non alzare la voce. Annesa non può udirti. Così sia lontano da noi il diavolo, come ella è lontana di qui!
— Ella è qui, è qui, in questa casa! — ripetè Gantine, con voce triste, ma ferma. — Non mentite, non bestemmiate, zia Paula! Io non voglio fare scandali: a che servirebbero? A rendermi oggetto di riso e di compassione. Ma che io taccia, che io