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l’edera | 23 |
Il vecchio ansò forte, cercò di sollevarsi, gridò adirandosi: — La gioventù? Io sono stato giovane, ma sono stato sempre serio. In Crimea ho conosciuto un capitano francese che mi diceva sempre: voi avete cento anni, sardignolo!... E... e... La Marmora dopo la battaglia... e... e...
Un colpo di tosse non lo lasciò proseguire: donna Rachele gli andò vicino, gli sollevò il capo, gli accennò di calmarsi.
— Figlio di Sant’Antonio, — disse ziu Cosimu, sollevando le mani — perchè arrabbiarti così? Vedi che ti fa male?
Ma l’asmatico si ostinava a parlare, e non poteva, e solo qualche parola si distingueva fra i suoi gemiti sibilanti.
— Io... Vittorio Emanuele... la medaglia... Balaclava... Ho lavorato sempre... io... mentre gli altri...
Annesa andava e veniva. Era divenuta pallidissima, e guardava il vecchio con uno sguardo di odio, ma stringeva le labbra quasi per non gridare contro di lui.
Invano l’ospite povero, quando ella ritornava in cucina, cercava di scherzare e di farla chiacchierare: ella taceva, e ad un tratto uscì nel cortile e stette parecchio tempo fuori.
Egli allora si versò un altro bicchiere di vino e si guardò attorno cercando una stuoja su cui potersi coricare; poi gli parve di udire Annesa parlare con un uomo, nel cortile, e tese l’orecchio.