Pagina:L'edera (romanzo).djvu/236

234 l’edera


— È andata a Nuoro. È partita con la corriera, il giorno dopo l’arresto dei miei padroni. Sta in casa di una nipote di prete Virdis, che è maritata con un negoziante nuorese.

— Ma perchè non torna?

— Perchè ha paura delle vostre maldicenze, gente stupida e cattiva!

E il povero Gantine va, va, di casa in casa, ascoltando le chiacchiere, e poi corre da donna Rachele, e le domanda consiglio, e davanti a lei, che ha il viso magro e pallido ma alquanto beato di una martire (sia fatta la volontà di Dio!), piange di rabbia e di inquietudine come un bambino malato.



Prete Virdis, in corpetto, pantaloni e scarpine, senza parrucca, senza fazzoletto in mano, stava seduto sul balcone di legno della sua casetta e finiva di leggere il breviario. Pareva un altro: dava l’idea di un uccello al quale fossero state strappate le migliori piume.

Il piazzale, un triangolo di terreno roccioso davanti alla casetta, era deserto come un lembo di montagna: in fondo si delineava un profilo di paesaggio lontano, una cima di montagna, violacea sull’orizzonte roseo del crepuscolo. Il cielo, sopra il piazzale e le casette cineree e silenziose, scolori-