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l’edera 227

nosciuta... e vedrò sempre, davanti a me, il viso orribile, il sorriso vendicativo di zio Zua. Egli solo, egli solo non mi dimenticherà: egli verrà con me, sempre, sempre... Ah, egli lo sapeva già che si sarebbe vendicato: egli lo sapeva, ed io non sapevo niente. Sappiamo mai quello che può succedere? So io quello che accadrà domani? Ah, Dio mio, Signore misericordioso, perdonatemi: ecco che vaneggio ancora: ecco che spero ancora! Ah, no, no.

Ella non voleva sperare, e intanto aspettava: ogni piccolo rumore le dava un brivido: dal finestrino penetrava ora la luce azzurra e chiara del meriggio; il cielo era tutto in colore di zaffiro, il bosco mormorava intorno alla chiesetta con un romorio lieve e sonnolento di api intorno all’alveare. Una pace infinita, una dolcezza triste, riempivano il ricovero solitario di quella Madonnina selvaggia, di quel bambino sonnolento, che parevano così tranquilli nella loro povertà, così lontani dalla donna che piangeva ai loro piedi.

Verso il tramonto arrivò, al solito, il nipote di zio Castigu, che ogni sera portava giù in paese il prodotto del gregge.

— Prete Virdis m’ha mandato a chiamare, — disse, — e mi ha incaricato di dirvi che desidera parlare con voi solo, stanotte. Mi ha avvertito di ripetere: con voi solo.

Il pastore corse da Annesa e le riferì l’ambasciata.

— Anna, — disse con voce commossa, — credo che il mio sogno si avveri! È segno che prete