Pagina:L'edera (romanzo).djvu/210

208 l’edera

Voi avete tradito una povera donna... Ora non vi resta che legarmi e consegnarmi ai soldati...

— Non vaneggiare, — riprese il vecchio, calmo e triste. — Sentimi. Io non ti ho tradito: io sono andato da prete Virdis, perchè egli è la sola persona che si cura dei nostri poveri padroni e vuol salvarli a tutti i costi. Tu sai che egli, a sue spese, ha fatto venire da Nuoro un avvocato. Tu sai che è stato egli a consigliare Paulu di presentarsi alla giustizia. Egli mi disse: « Darei dieci anni di vita per poter parlare con Annesa: ella sola, forse, può salvare i suoi benefattori. Il loro destino è nelle sue mani come un giuocattolo nelle mani d’un fanciullo...» Annesa, figlia del Signore, ascolta la parola di due uomini onesti. Nè io, nè prete Virdis abbiamo mai commesso una cattiva azione: e non vogliamo cominciare a commettere il male perseguitando una donnicciuola sventurata... Del resto, tu dici che non pensi ad altro che a salvarli: e questo è il nostro scopo. Bisogna salvarli, Annesa: bisogna salvarli...

Ella piangeva, con la testa appoggiata alla roccia. Sentiva che il vecchio aveva ragione. Che aspettava ancora? Tre giorni erano trascorsi, ed ella non aveva fatto niente, ella non aveva tentato niente per loro: bisognava muoversi, vincere l’istinto selvaggio che la costringeva a nascondersi come una bestia ferita.

— Se tu hai paura di ritornare al paese, prete Virdis verrà qui. Del resto nessuno ti costringe a