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l’edera | 193 |
pre ingannandola e prendendosi crudele giuoco di lei.
— Ma che cosa accade, Annesa?
— Ah, che disgrazia! Io credevo che Paulu fosse qui... nascosto. Lo cercano, zio Castigu mio, lo cercano! Cercano anche me! Hanno arrestato don Simone, zio Cosimu Damianu, donna Rachele: e devono arrestare anche Paulu, anche me! Ci accusano di aver assassinato zio Zua. Dov’è Paulu, dov’è?
Anche il vecchio impallidì e si turbò.
— Mio nipote Ballore, venuto qui stamattina, mi raccontò che don Paulu s’era ripreso il cavallo dicendo che doveva andare in campagna. Io non l’ho veduto, pur troppo! — disse. — Raccontami tutto: mi pare di sognare. È mai possibile ciò che tu dici? Non sei... malata?
— No, non sono pazza, zio Castigu! Vorrei esserlo, ma non lo sono! — ella disse con disperazione. E raccontò ciò che sapeva dell’arresto dei suoi «benefattori».
— Anche donna Rachele! Anche don Simone! Ma in che mondo siamo? Ma è impazzita, la giustizia? E tu, Annesa, tu non sai altro?
Ella protestò: non sapeva altro. Ma d’un tratto fu riassalita dalla paura; pensò che ella sola era veramente in pericolo, mentre gli altri, innocenti, avrebbero trovato modo di salvarsi; e si aggrappò al vecchio, e gli disse con voce sommessa:
— Cuademi! Cuademi! per l’anima dei vostri morti, nascondetemi! Dove sono le grotte? Porta-