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l’edera | 185 |
Dov’era Paulu? Era tornato? Era stato anche egli arrestato? E gli altri? Se Ballora si fosse ingannata?
— È tutto un sogno, — ella pensò. — Ballora deve essersi ingannata. No, non si arresta così la gente, all’improvviso, in un momento. Io deliro: è la febbre che mi tormenta.
Ma poi ricordò che anche la notte prima aveva creduto di sognare, mentre tutto, tutto era stato una tragica realtà.
— Io, io sono la causa di tutto, — io maledetta! Che devo fare ora? Perchè sono fuggita? Di che cosa ho paura? La reclusione mi aspetta: lo sapevo, anche prima di fare quello che ho fatto. Perchè fuggo, ora? Dio mio, Dio mio, tutto è perduto!
Sedette sul primo gradino della scaletta, e cercò di esaminare meglio la sua situazione: a poco a poco il suo terrore e il suo dolore diminuirono, e un barlume di luce brillò nella sua anima tenebrosa. Ella tornò ad essere ciò che era stata sempre: l’edera che non poteva vivere senza il tronco.
— Bisogna salvarli, — decise, alzandosi e ridiscendendo nel cortile. — Andrò a costituirmi, e se occorre dirò tutto.
Ritornò verso la casetta di zia Anna: non aveva più paura, potevano ben prenderla, legarla, gettarla pure in un luogo di dolore eterno, ella non avrebbe detto parola se non in favore dei suoi «benefattori».
Picchiò. Zia Anna aprì subito.