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182 | l’edera |
Ballora e il pianto di Rosa. Si mise a correre e in fondo alla viuzza incontrò infatti la nipote della zia Anna che a sua volta correva, con Rosa fra le braccia, e seguita da altre due bambine spaurite.
— Rosa, Rosa? — gridò Annesa, deponendo per terra l’anforetta e slanciandosi incontro a Ballora. Che c’è? Che c’è?
Rosa le si aggrappò al collo, le abbandonò la grave testa sulla spalla: tutto il suo corpicino tremava convulso.
— Torna indietro, — disse la fanciulla con voce ansante. — I carabinieri ti cercano: sono lì, in casa vostra, e arrestano tutti... Tutti, anche zia Rachele...
— Anche zia Rachele... — balbettò Annesa, senza sapere quello che diceva, mentre Ballora e le bimbe correvano, colte da una specie di timor panico, quasi fuggendo da un luogo pericoloso. Ella le seguiva e domandava con voce ansante:
— Come? Come?
— Non so... Noi siamo arrivate davanti alla vostra porta: volevamo riportare Rosa... Ma davanti alla vostra casa c’era gente... molta gente... e una donna mi disse: ci sono i carabinieri: arrestano tutti... tutti... e cercano Annesa. Allora io deposi la brocca per terra, presi Rosa e scappai. Bisogna avvertire zia Anna. E tu nasconditi, Annesa, nasconditi... nasconditi...
Ella non pensava ad altro: nel suo terrore, vinta dal solo istinto della conservazione, pensava che ella sola, colpevole, era in pericolo. Gli altri erano