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l’edera | 169 |
ricordavamo di lui quando ne avevamo bisogno... Sì, — aggiunse a bassa voce, — non lo amavamo come forse meritava. Ed egli... ora posso dirlo, egli voleva farci del bene... Egli aveva incaricato prete Virdis di acquistare la casa e la tanca...
Paulu sollevò vivacemente il capo: e vide che Annesa, in fondo alla cucina, guardava fisso don Simone. Pareva spaventata.
— Basta, preghiamo, — concluse il vecchio nobile — e non giudichiamo mai il nostro prossimo, prima d’averlo conosciuto.
Ma Paulu odiava zio Zua anche morto; e giudicò opportuno far sapere ai suoi nonni che non avrebbe avuto bisogno dell’ajuto del vecchio avaro.
— Lasciamolo in pace, — disse, — ma se egli veramente voleva farci del bene poteva risparmiarci tanti dispiaceri; poteva risparmiarmi di correre tutto il circondario, sotto il sole e sotto la pioggia... e di umiliarmi a tutti gli strozzini, a tutte le donnicciuole, a tutti i villani che incontravo... Voi volete che non parli; ma io non posso tacere. Ancora poche parole. Ieri notte ho fatto tardi, non ho voluto svegliarvi. Ho trovato i denari, ma con quale umiliazione! Da una vedova di fama equivoca ho dovuto prenderli... e li ho presi: che dovevo fare? aggiunse, difendendosi da rimproveri che i vecchi non pensavano di rivolgergli. — Avevo l’acqua alla gola... Ancora un po’ e mi sembrava di dover affogare...
— Chi dice nulla? Se tu restituirai quei denari, che t’importa della fama della vedova?