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l’edera 163

morto, non vede? È già freddo. Stanotte ha avuto un altro accesso d’asma, come quello d'ieri notte: anzi ha gridato tanto. Credevo l’avessero sentito. Poi si è calmato, si è addormentato: anche io ero stanca, mi sono addormentata profondamente. Poco fa mi svegliai, ascoltai, non sentii nulla. Stavo per riaddormentarmi; ma poi ho avuto una specie di presentimento: accesi il lume, guardai...

— Dio, Dio, perchè non hai chiamato, stanotte? Bisogna tacere, ora: non bisogna dire che è morto così, senza che noi ce ne accorgessimo...

— Sì, sì! Diremo che c’eravamo tutti, — disse Annesa vivacemente. — Ah, ecco don Paulu!

Nell’udire i passi del vedovo ella impallidi, e fu riassalita da un tremito nervoso che la costrinse a battere i denti, a morsicarsi la lingua e le labbra. Ma Paulu non badò a lei. Anch’egli aveva la candela in mano e corse a guardare il morto; si curvò, lo fissò, lo toccò. Il suo viso assonnato non esprimeva nè dolore, nè gioja.

— È andato! È freddo stecchito! Come è stato, Annesa? — domandò, andando a deporre il lume sul tavolo.

— Stanotte ha avuto un nuovo accesso d’asma, come quello di ieri notte, — ella ricominciò; e ripetè quello che aveva detto a donna Rachele, mentre questa andava di qua e di là per la camera, cercando qualche cosa che non trovava.

— Mamma, vada a mettersi le scarpe! Che cerca? C’è bisogno di disperarsi così? È morto: che dobbiamo farci — disse Paulu, al quale era