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l’edera | 161 |
lettuccio su in soffitta, tra i mucchi di frumento e di legumi.
Donna Rachele si chiudeva a chiave: ella dormiva poche ore della notte, ma aveva il sonno pesante, e Annesa dovette picchiare tre volte per svegliarla.
— Donna Rachele, apra; zio Zua sta male, sta per morire.
— Gesù Maria, va e chiama subito prete Virdis. Va e chiama mio padre... — gridò la vedova, correndo ad aprire.
Rosa, che dormiva con la nonna, si svegliò e si mise a piangere: Annesa entrò nella camera, col lume in mano, e mentre donna Rachele si allacciava tremando la sottana, disse tranquillamente:
— Non si spaventi. Credo che zio Zua sia morto.
— Come lo dici! — gridò la vedova, correndo scalza verso l’uscio. — Morto così, senza sacramenti, senza niente! Che dirà la gente, Signore mio Dio! Che lo abbiamo lasciato morire così! Ma perchè non chiamavi?
— Non mi sono accorta di nulla! Ora, pochi minuti fa, mi sono svegliata, e non...
Donna Rachele non l’udiva più. Scalza, in sottanino, s’era precipitata giù per le scale, al buio, gemendo e gridando:
— Senza sacramenti! Dio, Signore mio, senza sacramenti...
Rosa piangeva sempre. Don Simone battè il bastone sul pavimento della sua camera, Paulu aprì il suo uscio e domandò: