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134 | l’edera |
si calmava, ella si sollevò lentamente Era meglio non spogliarsi: gli accessi d’asma, che da qualche notte tormentavano il vecchio, potevano da un momento all’altro ricominciare. Poichè bisognava alzarsi per curarlo, era meglio coricarsi vestita.
Ella si corica dunque, e si tira la coperta fin sul viso. Un brivido di freddo la scuote dai piedi alla testa, l’orribile verità le ritorna in cuore, glielo stringe come in una morsa di ferro.
Ella si è coricata vestita, non per esser pronta ad aiutare il vecchio, ma per aiutare la morte, se l’accesso ritorna. Un piccolo sforzo, una mano sulla bocca del malato, il calmante rovesciato sul tavolino, e tutto sarà finito, e nessuno saprà che la morte ha avuto ai suoi ordini un’ancella coraggiosa...
Ella sentiva il suo cuore battere convulso, cercava di respingere ancora la tentazione diabolica e tuttavia aspettava... E la sua attesa era simile all’attesa del sicario dietro le macchie: l’incertezza, la paura, la speranza, tutte le perfidie umane vibravano nel palpito angoscioso del suo cuore.
Rivedeva la figura del vecchio come le era apparsa la notte prima, durante l’accesso: egli sembrava agonizzante, stralunava gli occhi e apriva la bocca avida d’aria.
— Basta forse ch’io non lo ajuti a sollevarsi; egli morrà, egli deve morire, — ella pensava con desiderio feroce. — Basta che io non gli dia il calmante. Egli deve morire stanotte: altrimenti muore l’altro. Bisogna che Paulu domani sappia che il vecchio è morto. È tempo. È tempo!