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120 | l’edera |
Ma il vecchietto, che pareva un piccolo San Pietro, calvo e coi capelli lunghi sulla nuca, mangiava tranquillamente e taceva. Accanto a lui Niculinu il cieco palpava la tovaglia e sorrideva.
— Tu non ricordi? Ebbene, Matteu? Sei sordo?
Io la ricordo, però, la tua canzone:
Si sar muntagnas fin de maccarrones,
E i sar baddes de casu frattadu...1
Rosa ascoltava avidamente: ad un tratto scoppiò a ridere e volle dire una cosa nell’orecchio a don Simone.
— Ma che vuoi? Non ti sento, Rosa.
— Andiamo, ve la dirò in cucina.
Scese pesantemente dalla sedia e tirò la giacca del nonno: egli si alzò e la seguì in cucina.
— Fategli ripetere la canzonetta dei maccheroni, nonno!
— Diavoletta, mi hai fatto venir qui per questo? Ah, diavoletta!
Ella scappò, egli la rincorse fino al cortile. Zia Anna era in cucina, Annesa era entrata nella camera e serviva il vecchio asmatico; donna Rachele uscì nel cortile e si curvò per togliere lo spiedo dal focolare. Don Simone le si avvicinò e le disse rapidamente:
— Prete Virdis m’ha confidato una cosa, ma in gran segreto. Egli ha convinto Zua a comprare
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Se le montagne fossero di maccheroni,
E le valli di formaggio grattugiato...