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8 | l’edera |
sì, l’ho veduto: è servetto in uno stazzo della Gallura, — rispose il pastore. Allora Santus, rassicurato, se ne tornò in paese. Ed ecco che ora la gente stupida va dicendo delle cose orribili, e la giustizia dà retta ai pettegolezzi delle donnicciuole, e il povero padre è perseguitato da tutti. Ora dicono che è ripartito in cerca del figlio. Se v’è cosa più stupida di questa!
Don Simone scuoteva sempre la testa, e sorrideva un po’ beffardo: ziu Cosimu era stato sempre un uomo ingenuo! Ma senza offendersi per l’evidente ironia del vecchio nobile, il paesano domandò, animandosi: — Ma, figlio di Sant’Antonio, perchè ti ostini a pensar sempre male del prossimo?
L’altro cessò di sorridere: si fece serio, quasi cupo.
— I tempi son cattivi. Non c’è timor di Dio, e tutto è possibile, ora. I giovani non credono in Dio, e noi vecchi... noi siamo come la pasta frolla, vedi così... — con la mano accennava a tirare qualche cosa di molle, di frollo, — lasciamo correre trenta giorni per un mese, e... tutto va male...
— Questo, forse, è vero! — esclamò ziu Cosimu: e cominciò a battere il suo bastone su un ciottolo e non parlò più. Don Simone lo guardò e sorrise di nuovo.
— Io sono come la giustizia: penso sempre la peggio e spesso indovino... Ne vedremo, se vivremo, Cosimu Damià!