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premo dispensatore d’ogni beneficio; limitato altresì com’esso è nella capacita de’ suoi mezzi materiali e morali da quel tanto, e molto assegnato (lo sappiamo alla prova!), che può essergli assentito dalla società; deficiente insieme nella sua personalità astratta di que’ vividi impulsi, che (specie nel campo economico) son l’anima della libera e individua persona.
Ed anche nella sfera degli interessi che avrebbero per sè carattere di generali, perchè toccano più o men davvicino alla vita collettiva della società, lo Stato ha debito di lasciar fare quel tanto che da altri potrebbe farsi in libera pratica; ed è anzi del suo ufficio di educare e predisporre l’azione comune in questo senso, e rendersi così esso medesimo, nel suo diretto intervento, men necessario.
Nè è per se stessa la libertà (questione d’altronde universale, e non esclusivamente economica), che abbia bisogno di essere volta per volta provata; sibbene ha d’uopo di prova la necessità del vincolo che si reputi necessario d’imporle.
Facil cosa il sindacato della libertà, e di quella che in Economia si traduce in libera concorrenza, dal punto parziale di vista de’ suoi inconvenienti; non altrettanto invece il ponderare in equa lance cogli inconvenienti anche i vantaggi, i meriti in un coi demeriti.
Vi sarebbe tuttavia un modo di soccorrere per indiretto a siffatta stima; e cioè quello di figurarsi mentalmente soppressa la libertà fin dalle origini, e far poi ragione, così all’indigrosso, del risultato.
Oggi che una sì gran larga copia di beni e mezzi utili d’ogni guisa è creata, e più ancora son creati i processi tecnici per la loro riproduzione, si può anche discutere con una relativa tranquillità di spirito, o men vive apprensioni, circa la possibilità e le conseguenze di una diversa loro ripartizione; ma provatevi in estrema ipotesi a sopprimere coll’immaginazione, e fin dai primordj, quella molla poderosa del libero tornaconto, che massime ne’ tempi più a noi vicini ne è stata in sì alto grado il fattore; e lascio poi a Voi il calcolare a che ridurrebbesi, anche nel miglior sistema distributivo, fra i possibili compartecipi, e in misura assoluta, la quotaparte di ciascheduno.
Vi servirà se non altro ad apprezzare per quale ordine logico d’idee gli Economisti abbiano mostrato altre volte curare, in forma a giudizio nostro troppo esclusiva, lo studio della produzione della ricchezza; mentre ora, davanti alla ressa incalzante della questione sociale, sono anch’essi richiamati a portarsi con più esauriente indagine a quello della sua distribuzione.