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modo di agire, ne investighi le relazioni e le leggi (statiche o dinamiche, di coesistenza, o sviluppo e tendenza), le equivalenze e i risultati: — tutto insieme, una specie (in ampio senso) di quella che gli Inglesi continuano a chiamare la Filosofia naturale; e che può essa medesima concepirsi a tutti i gradi logici di generalità, dall’alto al basso dell’intera costruzione scientifica; dai principj più generali ed astratti, di scienza pura, come talvolta si dice, via via fino alle ultime applicazioni concrete, ossia in forma di scienza applicata; e in servigio immediato di quello stadio più avanzato di evoluzione che sarebbe il presente nostro; in relazione agli enti e ai rapporti che si trovano in esso formati.
E sarebbe questo, senza entrare in maggiori determinazioni, il punto proprio di vista ed il terreno dell’Economia considerata quale una scienza a sè; e che non contrasta al concetto dell’evoluzione, ma ne integra anzi i fondamenti.
Mutiamo dicitura, abbattiamo (se così Vi piace) tutto quest’apparecchio di figure naturalistiche; parliamo un linguaggio più direttamente confaciente a quello delle discipline morali e sociali: il concetto ancora resterà. — Vi sarà posto per una speciale disciplina che studj la natura in sè degli enti economici sociali; e a me basta per il momento; giacchè la stretta del tempo non mi consente di entrare in più ampi svolgimenti.
Avrebbonsi così, in ultimo risultato, due aspetti, due corpi distinti, fra loro coordinati e complementari, di un’unica scienza, e che potrebbero anche far luogo ad altre suddivisioni: — libero ciascun cultore di essa, a seconda del proprio suo genio, di volgersi all’uno piuttosto che all’altro, e apportarvi il contributo dell’opera sua.
Nessuna contraddizione necessaria pertanto, in siffatto modo di vedere, fra i campi diversi ed ora antagonistici di quelle due scuole o tendenze che diconsi dell’Economia razionale e della storica; e tornando al mio punto primo di partenza, sarebbe la dottrina stessa dell’evoluzione, debitamente integrata nelle sue basi, quella che potrebbe fornirne, in giusti limiti la transazione e l’accordo.
Non è già che Adamo Smith abbia concepito e costrutto, con singolare illusione da parte sua (come da altri si assevera), una mera economia parziale della sua epoca storica, scambiandola per universale. Sono le applicazioni, le teoriche subordinate, in relazione alla natura degli enti e dei rapporti del tempo suo, che hanno, se così piace dire, un carattere storico, di attualità; non invece i principj, i capisaldi primi de’ suoi argomenti, e quelle