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DI CERERE. | 89 |
seguenze che le tennero dietro.» Degni elogi al sapere e alla costanza di lui, e che designano un’epoca di felici applicazioni e di vero progresso allora e nelle condizioni successive dell’astronomia. Prima di sì felice scoperta, presentendo il celebre Keplero che tra Marte e Giove doveva esistere un gran pianeta, necessario all’equilibrio dei corpi celesti, lo aveva poeticamente manifestato con dire che una corda mancava all’armonia de’ cieli. Si era pertanto formata in Germania, sul finire del secolo, una società di ventiquattro astronomi, la quale, dividendo in ventiquattro zone tutta la vôlta celeste, ne aveva assegnato una a ciascuno di quelli, perchè in essa, senza tener conto delle altre, facendo osservazioni e studi, attendesse a rinvenire il tanto atteso pianeta, la corda armonica di Keplero.
Al Piazzi venne egualmente prescritta la propria zona; se non che le difficoltà di que’ tempi calamitosi rendendo le comunicazioni incerte, finirono per mandare a vuoto quella corrispondenza; onde al Valtellinese non pervenne mai la commissione affidatagli dalla società scientifica di Germania. Però, le metodiche osservazioni di lui, proseguite, come fu notato, senza interruzione, lo recarono a scuoprire, fuori della propria zona, la Cerere Ferdinandèa, e appunto colà dove credevasi che ne esistesse la mancanza, della quale lagnavasi Keplero.
La notizia di questa scoperta, com’era per certo lato da aspettarsi, destò le ire dei maligni, che misero fuori
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