astronomo, del quale Giovan Filippo Tommasini asserisce conservarsi manoscritte nella biblioteca di S. Antonio in Venezia le Tabulæ Paletanæ super canonibus Arzachelis. C’incontriamo da poi in Isacco da Argirò, monaco di S. Basilio in Catania, e in Tolomeo Gallina, dei quali parlano Rocco Pirri, il Pontano ed altri: il primo, che fioriva nel 1370, scrisse in greco due «computi paschali»; il secondo, catanese, ebbe fama verso il 1480, lasciando vari libri d’astronomia, e gran riputazione di dottrina nelle cose celesti, sebbene sembri ch’egli non altro sia stato, che uno sventurato pazientissimo astrologo. Un uomo grande davvero comparve nel secolo decimosesto in Francesco Maurolico, «che dileguò in parte le fosche tenebre, ond’era da sì lungo tempo ricoperta la Sicilia.1» Si conosce la sua Cosmographia, accolta con sommo plauso, della quale si fecero tosto quattro diverse edizioni nelle principali città d’Europa. Ma ei non vide che le sfere cristalline, i movimenti retrogradi e stazionari e le altre bizzarrie di Tolomeo (contrario quindi al Copernico, di cui era contemporaneo), sebbene al paro di lui «e più ancora, fosse profondo nelle matematiche, e versato nella lettura degli antichi scrittori, e che conoscesse e descrivesse i migliori strumenti astronomici de’ suoi tempi, ecc.2». Le idee del Maurolico, sebbene non con-
- ↑ V. Della Specola Astronomica di Palermo, di Giuseppe Piazzi (Discorso preliminare, di cui ci valemmo, e dove luminosamente si parla sulle vicende dell’astronomia in Sicilia).
- ↑ Stesso.