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66 | DIFFICOLTÀ PEL GRAN CERCHIO. |
Ramsden, uomo di acutissimo ingegno, inteso a facilitare i passi della scienza per via di sperienze, dappoi ch’e’ vide come l’imperfezione del quadrante non appagasse le nuove ragioni degli studi, le quali domandavano severa esattezza di calcolo nelle osservazioni celesti, aveva tentato di sostituirvi l’intiero cerchio verticale accompagnato da un azimutale. Anzi, ci pose mano due volte; ma, due volte spaventato dalle difficoltà, ebbe smesso. Valse il Piazzi a dargli lena e a raffermargli le idee: ma con ciò le difficoltà non eran certo svanite.
Vinto da’ seri consigli del Teatino, e più dalla promessa d’aiuto, che’ei n’ebbe conseguito, s’accinge ancora all’opra; ed ecco poco dopo smette ancora un’altra volta. Che ha mai desso? è egli tocco l'artista da qualche periodico influsso di bizzarri momenti, non nuovo a’ più grandi, o è assoluta sfiducia di riuscita? Tacerò su queste cagioni: il fatto è, che non dirette preghiere, non intercessioni d’amici, non profferte, nulla valse più a smuoverlo. Qual ripiego a prendersi? Lo trova
luogo. I loro risultati però furono ben diversi: il primo avendo ritrovato, che la rotazione si faceva in 23h e 40’; ed il secondo in 24g e 8h. Il signor Schröter ha tenuto ben altra via. Avendo egli osservato, che le estreme punte del crescente del pianeta non conservano le stesse apparenze in tutti i tempi, tra le molte sue osservazioni scelse quelle, che erano interamente simili; e cercato in varie ipotesi il periodo in cui tutte convenissero, trovò 23h, 20’ 59’’ 4.