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48 | SUE DUBBIEZZE. |
navasi, tanto meno scuopriva della terra, alla quale agognava.» Turbossi; dubitò di sue forze, sconsolato dell’avvenire: si sentiva mancare, ed ebbe istanti di fosco presentimento. Ce lo dice lui stesso. «Un giorno, condottomi al giardino del Lucemburgo, solo, pensieroso, passeggiando sotto quegli olmi antichi, che il circondavano, passai meco stesso a rivista i miei timori, le mie speranze: abbandonerò l’impresa? e che diranno gli amici, i protettori, e quel re, padre insieme e mecenate, che tanto ha fatto per la scienza e per me? e le spese perdute, e la fiducia riposta nelle mie promesse, tradita? e il maligno sorriso degli emuli, che non mi credean capace di tanta mole? — dove andrò, a che altro converrà ch’io m’appigli? Ma, all’opposto, non rimane più a me che l’abbattimento? non potrò io raddoppiare l’attività e l’impegno, sudare, e, se occorre, morire anche nell’opera? In fine, io ho a
- ↑ Monsignor Alfonso Airoldi.
Il luogo però non era molto favorevole, e le osservazioni non abbracciarono che il principio, e mezz’ora di durata, il rimanente essendomi stato impedito dalle nuvole. Ora lo sto calcolando per correggere le tavole, a cui sto travagliando da qualche tempo.
Pel Notiziario dell’anno venturo, non ci pensate, che a suo tempo vi manderò quanto sarà necessario. Salutatemi il Bar. Perrone. Ditegli, che ho consegnato io stesso la sua lettera a Busson. Il suo progetto per la fabbrica di sapone è stato giudicato incapace di esistenza. Le lettere mie fatele colla direzione S. Anna Reale. Io sono e sarò sempre tutto vostro. I miei rispetti con ogni distinzione a M.r D’Eraclea.x 1