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E POLITICO D'EUROPA. | 43 |
reputando dover la milizia soprastare ad ogni ordine civile, aveva volto ogni sua cura all’esercito; e, allargandolo fuor di misura, rovinò l’erario dello Stato, lasciatogli floridissimo dal padre, Carlo Emanuele. Accordava grande favore e potenza alla nobiltà, alla quale concesse tutti i carichi della milizia; onde le armi, per le quali caricava il Piemonte di enormi debiti in ragion de’ tempi, prevalsero sopra gli ordini civili con grave danno dell’universale.
Venezia e Genova avevano perduto tutta la loro vigoria; gli animi venuti infiacchiti; sussistevano però le antiche buone leggi e istituzioni, che avevano loro valso secoli di prosperità e di potenza; il loro edifizio politico doveva crollare al primo urto.
Siedeva allora su la sedia apostolica Pio VI, cui da prima la fortuna sorrise felicissima, e si volse da poi grandemente avversa. Uomo d’ingegno non comune, d’animo generoso, d’alto sentire, costumato. Tra il molto che oprò a benefìcio de’ sudditi, notiamo principalissimo l’asciugamento delle paludi Pontine; lavoro che, se non potè condurre a fine, menò non pertanto a buon punto.
Di sua magnificenza ricordiamo la sacristia del tempio di San Pietro e il museo. Se Roma viveva tranquilla sotto il governo del buon Pio, il collegio de’ Cardinali veniva agitato dall’Orsini, il quale, disegnando una Lega Italica, capo il Pontefice, tendeva ad allargare le prerogative papali sopra scala assai più vasta di quella ideata dal famoso Gregorio VII.